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22-06-2020
Gioco d'azzardo: illusione del controllo e ricadute
Gli errori che i giocatori dovrebbero evitare
L'illusione del controllo, ossia la percezione illusoria di poter avere il controllo sul gioco, è una delle principali distorsioni cognitive che alimenta il gioco patologico.
Per il giocatore eccessivo, il gioco diviene fonte di eccitazione perché la vincita non è percepita come un evento casuale, ma una conferma della sua forza: il gioco è quindi vissuto come una sfida, una prova di forza e capacità. Questo schema mentale, se non riconosciuto e contrastato, può rappresentare anche una delle principali cause di ricaduta. Per questo motivo, nel corso della terapia è importante lavorare sulla ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e prestare attenzione ad alcuni campanelli d'allarme.
Marco nel colloquio riferisce: “questa settimana sono passato nel locale dove di solito mi fermavo a giocare, ho anche guardato le slot ma non ho avuto nessun desiderio di gioco”.
Giorgio racconta: “finalmente ho messo da parte i soldi e posso uscire con la fidanzata e andare a mangiare una pizza con lei. Sabato ero proprio soddisfatto: lei ha anche preso un gratta e vinci, ma non mi ha fatto nessun effetto”.
Nel corso della terapia la cura non deve essere vissuta come una sfida nei confronti di se stessi, una messa alla prova della propria forza di volontà, perché ciò vorrebbe dire trasferire l'illusione di controllo dal gioco d'azzardo (sono più forte della macchina, la batto) a se stessi (sono più forte del gioco, ne ho il controllo).
In questi casi, dopo una prima fase di astensione, attenuata la soddisfazione e l'euforia legata alla propria capacità di aderire alla terapia, c'è il rischio che subentri nuovamente una sensazione di noia. Il percorso della cura è una battaglia ormai conclusa, noiosa e prevedibile, priva di eccitazione e il giocatore può avere la tentazione di tornare a giocare per “movimentare un po' la sua vita”.
La ricaduta può innescarsi per il desiderio del giocatore di mettersi alla prova: mettere alla prova la propria forza di volontà e la propria bravura nel mantenere un gioco controllato.
Riccardo riferisce un episodio di ricaduta: “Dopo un anno e mezzo di astensione avevo un forte desiderio di tornare a giocare. Ho ricominciato con la sicurezza che mi sarei potuto fermare in qualsiasi momento: se c'ero riuscito una volta potevo farlo di nuovo. Quando mi sono reso conto di essere ricaduto nel tunnel mi sono sentito impotente e arrabbiato con me stesso”.
Uscire dalla dipendenza dal gioco non significa diventare più forti del gioco, ma accettare la propria vulnerabilità di fronte al gioco, imparare a proteggersi dal rischio di ricadute e avere il coraggio, in ogni caso, di riprendere la giusta direzione e farsi aiutare.
I nomi citati nell’articolo non si riferiscono in alcun modo a persone reali, nel rispetto dell’anonimato garantito dal Servizio.
Per il giocatore eccessivo, il gioco diviene fonte di eccitazione perché la vincita non è percepita come un evento casuale, ma una conferma della sua forza: il gioco è quindi vissuto come una sfida, una prova di forza e capacità. Questo schema mentale, se non riconosciuto e contrastato, può rappresentare anche una delle principali cause di ricaduta. Per questo motivo, nel corso della terapia è importante lavorare sulla ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e prestare attenzione ad alcuni campanelli d'allarme.
Marco nel colloquio riferisce: “questa settimana sono passato nel locale dove di solito mi fermavo a giocare, ho anche guardato le slot ma non ho avuto nessun desiderio di gioco”.
Giorgio racconta: “finalmente ho messo da parte i soldi e posso uscire con la fidanzata e andare a mangiare una pizza con lei. Sabato ero proprio soddisfatto: lei ha anche preso un gratta e vinci, ma non mi ha fatto nessun effetto”.
Nel corso della terapia la cura non deve essere vissuta come una sfida nei confronti di se stessi, una messa alla prova della propria forza di volontà, perché ciò vorrebbe dire trasferire l'illusione di controllo dal gioco d'azzardo (sono più forte della macchina, la batto) a se stessi (sono più forte del gioco, ne ho il controllo).
In questi casi, dopo una prima fase di astensione, attenuata la soddisfazione e l'euforia legata alla propria capacità di aderire alla terapia, c'è il rischio che subentri nuovamente una sensazione di noia. Il percorso della cura è una battaglia ormai conclusa, noiosa e prevedibile, priva di eccitazione e il giocatore può avere la tentazione di tornare a giocare per “movimentare un po' la sua vita”.
La ricaduta può innescarsi per il desiderio del giocatore di mettersi alla prova: mettere alla prova la propria forza di volontà e la propria bravura nel mantenere un gioco controllato.
Riccardo riferisce un episodio di ricaduta: “Dopo un anno e mezzo di astensione avevo un forte desiderio di tornare a giocare. Ho ricominciato con la sicurezza che mi sarei potuto fermare in qualsiasi momento: se c'ero riuscito una volta potevo farlo di nuovo. Quando mi sono reso conto di essere ricaduto nel tunnel mi sono sentito impotente e arrabbiato con me stesso”.
Uscire dalla dipendenza dal gioco non significa diventare più forti del gioco, ma accettare la propria vulnerabilità di fronte al gioco, imparare a proteggersi dal rischio di ricadute e avere il coraggio, in ogni caso, di riprendere la giusta direzione e farsi aiutare.
I nomi citati nell’articolo non si riferiscono in alcun modo a persone reali, nel rispetto dell’anonimato garantito dal Servizio.